Radon, un rischio sempre vivo per alcune imprese

Il Piano Nazionale Radon, recentemente stilato, rinnova l’attenzione su questo gas, la cui pericolosità è sempre in agguato in determinati contesti lavorativi.

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Il 21 febbraio scorso, in Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato il Piano Nazionale Radon 2023 – 2032. Si tratta di un documento di notevole importanza, perché ribadisce l’attenzione dovuta a questo gas e – allo stesso tempo – individua le strategie più opportune per mitigarne il rischio che, sul lungo periodo, può minacciare coloro i quali ne siano esposti, sia nei luoghi di lavoro che nelle private abitazioni.

Cos’è il radon?

Per comprendere le ragioni di una così minuziosa attenzione alla problematica, può essere utile illustrare le caratteristiche del radon. Inserito dal 1988 nella lista degli elementi chimici dannosi per la salute, il radon è un gas radioattivo naturale, incolore e inodore. Presente nei terreni di origine vulcanica, esso può contaminare i locali confinati, diffondendosi da crepe nella pavimentazione o nelle pareti, o sprigionandosi da alcuni materiali utilizzati nelle costruzioni, come il tufo o il porfido. Inalato per periodi di tempo prolungati e ad alte concentrazioni, questo elemento può risultare di grave pericolosità per la salute umana. Numerose indagini scientifiche rivelano infatti che il radon è la seconda causa di insorgenza di tumore al polmone, dopo il tabagismo.

Quando diviene pericoloso

Come già accennato, la minaccia da radon diviene allarmante quando l’esposizione avviene per un periodo di tempo prolungato e ad alte concentrazioni. A indicare più dettagliatamente i casi di allerta è la normativa di settore. In particolare, la direttiva 59/2013 dell’Euratom, recepita in Italia con il d.lgs. n.101/2020, in cui vengono sanciti i limiti di esposizione al rischio radon, sia nei luoghi di lavoro che negli ambienti domestici. Nello specifico, il decreto stabilisce due valori massimi di esposizione; il primo, pari a 200 Bq/m³, stabilito per le abitazioni e gli edifici accessibili al pubblico costruiti dopo il 31/12/2024. Il secondo, invece, riguarda gli edifici e le abitazioni con accesso al pubblico preesistenti alla suddetta data, per i quali è determinato il limite massimo di 300 Bq/m³.

Geografia del rischio

La pericolosità del radon è circoscritta a singole zone o interessa l’Italia intera? Stando alle indagini a riguardo, sembra possa parlarsi di minaccia a macchia di leopardo. Da nord a sud, non sono poche le regioni in cui le concentrazioni di questo gas destano preoccupazione e richiedono misure specifiche. Come in Campania, ove la massiccia presenza di terreni vulcanici pone il radon in una posizione di rilievo tra i rischi per la salute. Ma questa non è l’unica regione gravata dalla minaccia. L’allerta caratterizza infatti anche il Lazio e l’Abruzzo e, spostandosi verso la zona settentrionale, il Trentino Alto Adige e il Friuli Venezia Giulia. È dunque in questi cinque territori che il monitoraggio del rischio assume un ruolo rilevante in termini di prevenzione.

Sistemi di rilevazione

Monitoraggio che – ovviamente – va eseguito secondo le modalità previste dalla legge. Per quanto riguarda il mondo dell’impresa, la disciplina è contenuta nel Testo Unico sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro (d.lgs.n.81/08), che individua il datore di lavoro come soggetto responsabile della valutazione del rischio e dell’attuazione delle relative misure di prevenzione. Al fine di verificare la presenza di radon negli ambienti di lavoro, è previsto un sistema di misurazione definito “long term”, in quanto svolto in un periodo molto lungo (solitamente un intero anno) e suddiviso in due sessioni (primavera – estate, autunno – inverno). Nello specifico, l’indagine si svolge mediante l’utilizzo di dosatori, contenitori in plastica in cui viene collocato un materiale sensibile al radon. Posto nel luogo oggetto dell’indagine, al termine del periodo stabilito il dosimetro viene poi trasferito in laboratorio. Qui, sottoposto a esami da parte dei tecnici, il campione prelevato permetterà di comprendere l’entità del rischio radon in azienda.

Rimedi

Seppur descritto per ampie linee, tale monitoraggio appare fondamentale per tutelare la salute dei lavoratori. Infatti, è grazie a questo metodo d’indagine che è possibile non soltanto individuare il rischio ma anche, laddove esso sia presente, porre in essere tutti gli accorgimenti necessari a contrastarlo. Ma, in concreto, cosa fare quando le indagini di laboratorio diano esiti positivi? A riguardo, si possono suggerire i seguenti strumenti di mitigazione:

  1. Ostacolare la penetrazione del radon dal sottosuolo: misura posta in essere depressurizzando il suolo su cui sorge l’edificio. Ciò sarà possibile ricorrendo a un sistema di ventilazione o aerazione, tramite cui mantenere costantemente l’ambiente a bassa pressione;
  • Migliorare la qualità dell’aria indoor: in tal caso, è fondamentale dotare gli ambienti di impianti di ventilazione capaci di garantire eccellenti standard qualitativi, grazie ai quali si potrà anche ridurre al minimo il riciclo dell’aria;

  • Sigillare le superfici di contatto: operazione che prevede la chiusura di crepe o fessure presenti nella pavimentazione e nelle pareti, che possono facilitare il passaggio del radon.

In quest’ultima misura sono previste anche le tecniche di isolamento, tramite vernici o parati appositi, delle pareti erette con materiali in cui è presente il radon.

Imprese obbligate alla valutazione del rischio

Più che il tipo di attività svolta, è l’ubicazione dell’azienda a determinare le imprese tenute a stimare la pericolosità del radon. Ed è proprio seguendo tale concetto che è possibile giungere a un’ elencazione, di cui fanno parte – ad esempio – le attività che prevedono mansioni lavorative svolte in tutto o in parte in locali posti nel sottosuolo. Pertanto, ecco che si può facilmente comprendere che – tra le tante – siano tenute a valutare il rischio le imprese bancarie (si pensi ai caveau), o quelle di ristorazione (spesso dotate di depositi interrati o seminterrati).

Sui titolari di simili imprese graverà dunque la responsabilità di effettuare la misurazione della minaccia e di riportarne gli esiti nell’apposito documento di valutazione dei rischi, che sarà poi completato dall’indicazione delle misure poste in essere per mitigare il rischio e da quelle finalizzate a offrire un congruo percorso di informazione e formazione per i lavoratori esposti.


Accorgimenti necessari, perché il radon sarà pure inodore e incolore, ma i suoi effetti possono essere terribilmente devastanti.

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