Legionella in impianti termici e di condizionamento

Scopriamo in quali impianti prolifera la Legionella, cosa dice la Legge e quali sono le attività imprenditoriali a maggior rischio.

La manutenzione degli impianti termici, condizionatori inclusi, è regolata da una normativa attenta sia al consumo energetico, che alla salute del pubblico. Per questo motivo, aziende e uffici devono ottemperare ad alcuni obblighi di legge, per evitare non solo le relative sanzioni, ma anche e soprattutto un rischio biologico per i dipendenti e la collettività in generale.

Cos’è la Legionella | In quali impianti prolifera | Cosa dice la Legge

Batterio della Legionella Legionella pneumophila.

Cos’è la Legionella e dove prolifera

Il termine “Legionella” indica 44 specie di batteri, tra le quali la Legionella pneumophila di sierogruppo 1 e 6, maggiormente implicate nella salute umana. Questi batteri causano la Legionellosi, un’infezione polmonare detta anche “Malattia del legionario”, i cui sintomi, oltre alla polmonite, sono febbre, raffreddore, tosse, mal di testa, dolori muscolari, affaticamento, inappetenza e, talvolta, diarrea e disturbi renali. Di recente questo gruppo di batteri è tristemente salito agli onori della cronaca nera per alcuni decessi, che hanno interessato soprattutto soggetti giovanissimi o anziani.

La Legionella vive in ambienti acquatici, nei quali è normalmente presente a basse concentrazioni, che non rappresentano un problema per la salute dell’essere umano. Il batterio, però, prolifera laddove gli impianti idrici non sono adeguatamente manutenuti. A temperature adeguate e in habitat ricchi di nutrienti (prodotti da incrostazioni, sedimenti e materiali plastici), la Legionella non solo prolifera, ma si può diffondere grazie alle gocce di aerosol. Da qui l’importanza, normativamente stabilita, della sanificazione degli impianti termici e di condizionamento.

Quali impianti?

Le caratteristiche del batterio della Legionella, che prolifera laddove la temperatura dell’acqua è compresa tra i 25 e i 52 gradi Celsius, rendono gli impianti termici dei punti critici per la proliferazione del batterio e la sua diffusione attraverso aerosol. Il rischio aumenta qualora gli impianti prevedano l’uso di serbatoio di accumulo, nei quali l’acqua può stagnare e agevolare la crescita della Legionella o vi siano dei sistemi che aumentino la produzione di aerosol come, ad esempio, i rompigetto delle docce.

Per quanto riguarda i sistemi di condizionamento, l’insorgenza di focolai negli impianti puramente elettrici, quali gli split, più diffusi in abitazioni e uffici di piccole dimensioni è da ritenersi remota.

Viceversa, gli impianti di trattamento aria che utilizzano scambiatori di calore ricadono tra le tipologie di impianti maggiormente a rischio. In particolare, i passaggi dal condizionamento invernale a quello estivo e viceversa rappresentano i momenti cruciali, durante i quali la condensa può diventare habitat ideale per i batteri.

Tra le attività che, per dimensione e tipologia di servizio, vi può essere la presenza di impianti “a rischio” ricordiamo:

  • Cliniche e case di cura;
  • Strutture ricettive (alberghi, villaggi, etc.);
  • Complessi sportivi;
  • Spa, piscine, grandi beauty farm;
  • Edifici con torri di raffreddamento, impianti di condizionamento, impianti idrosanitari;

A ciò si aggiungano tutte quelle strutture che, a scopo decorativo, contemplano la presenza di fontane e cascate artificiali.

Cosa dice la Legge

Il rischio legionella rientra tra i rischi biologici normati, tra gli altri, dal Titolo X del D.lgs. 81/08. Secondo la Legge qualsiasi azienda con almeno un dipendente è obbligata alla stesura di un documento di Valutazione del rischio a principio dell’attività e a mutamento dello stato dei luoghi.

L’assenza di una documentazione idonea che certifichi la salubrità dell’ambiente di lavoro, anche rispetto a questa tipologia di rischio, difficilmente potrebbe essere tollerata, così come difficilmente potrebbe essere tollerata l’assenza di un monitoraggio periodico dei punti critici, con una frequenza sensata e rappresentativa.

Se la salute propria e dei dipendenti non dovesse rappresentare argomento sufficientemente forte per la cura e la manutenzione degli impianti termici e di condizionamento, intervengono la Legge e le sue sanzioni a presentare argomenti convincenti: la mancata o incompleta elaborazione del documento di Valutazione del rischio è sanzionata con una multa compresa tra 3.000 e 15.000 euro e con pene detentive fino a otto mesi.

Tutelarsi conviene, sempre.

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