Cos’è il microclima in azienda e perché è importante

La qualità dell’aria è importante in tutti gli spazi chiusi. Anche nelle imprese, dove il concetto di microclima si lega al benessere dei lavoratori

Nel tempo, nuovi termini sono andati ad arricchire il vocabolario di chi fa impresa. Si tratta di parole che in passato erano utilizzate di rado, se non del tutto sconosciute, e che oggi fanno invece parte integrante del lessico imprenditoriale. Alcune di esse si riferiscono a particolari argomenti che, stante la loro centralità nel mondo produttivo, meritano profonda attenzione. Pertanto, conoscerne il significato permette di comprendere a pieno alcuni aspetti determinanti del fare impresa e, al contempo, consente di attribuire la giusta attenzione a specifiche tematiche attinenti la salvaguardia di prerogative fondamentali. Si pensi, come esempio, all’ambito della tutela del diritto alla salute dei lavoratori; qui vengono monitorati analiticamente tutti quegli elementi capaci di tramutarsi in fattori di rischio, tra i quali rientra anche il microclima: un concetto molto tecnico, che la platea imprenditoriale potrebbe legittimamente faticare a elaborare con piena consapevolezza.

Definizione | Importanza | Tipologie

unità di un sistema canalizzato di condizionamento in ufficio

Definizione

In prima approssimazione, si può dire che tale termine fa riferimento alle condizioni climatiche riscontrabili in un’area chiusa o semichiusa. Più nel dettaglio, esso individua l’insieme dei fattori di un determinato spazio i quali, unitamente ad altri parametri (quali l’attività metabolica, le mansioni svolte e l’abbigliamento indossato dai lavoratori) caratterizzano gli scambi fisici tra l’ambiente e il personale. Nello specifico, i fattori che vanno a incidere sul microclima sono:

  1. La temperatura dell’aria;
  2. La temperatura media radiante, ossia quella di un ambiente fittiziamente a temperatura uniforme, in cui gli scambi termici con l’uomo – mediante irraggiamento – sarebbero equivalenti a quelli che avrebbero luogo in un ambiente reale con temperatura disomogenea;
  3. La velocità di circolazione dell’aria;
  4. L’umidità relativa, parametro che indica la percentuale di vapore acqueo presente nell’aria.

Sono altresì considerati elementi incidenti sul microclima sia l’irraggiamento solare che l’illuminazione. Questi, unitamente ai suddetti parametri, devono essere costantemente mantenuti in un equilibrio armonico.

Importanza per le aziende

Dalla necessità di costruire e stabilizzare quest’armonia, emerge la rilevanza delle condizioni atmosferiche indoor sulle dinamiche produttive di uffici, fabbriche, officine e luoghi di lavoro in generale. Un clima costantemente equilibrato assicura infatti il miglior comfort ambientale a chi svolge mansioni all’interno dell’azienda, con evidenti benefici in termini fisici e mentali. Conseguentemente, ciò ha effetti positivi anche sulla produttività: un corpo dipendenti che lavora a temperature gradevoli sarà di certo più produttivo di un altro in lotta con condizioni climatiche poco idonee alle mansioni da svolgere. Tuttavia, al di là delle pur importanti questioni di business, il rilievo del microclima all’interno dell’imprese ha anche una legittimazione attribuitagli dalla legge e rintracciabile nel Testo Unico sulla salute e sicurezza sul lavoro (d.lgs. n.81/08), ove le condizioni dell’aria indoor sono incluse tra i fattori di rischio – a carattere fisico – capaci di minare la salute dei lavoratori. Per questo motivo, l’indagine sui pericoli aziendali non può dirsi completa se non contempla anche il microclima che, pertanto, è oggetto di analisi riportata nell’apposito Documento di Valutazione del Rischio.

Diversi tipi di microclima

Dunque, prim’ancora che per ragioni di produttività, è per motivi di legge e di salvaguardia della salute che il datore di lavoro deve favorire la creazione di una zona termicamente congrua all’interno della sua azienda. A tale scopo, primaria importanza rivestono gli impianti aeraulici, correttamente funzionanti e igienicamente affidabili. Questi, insieme all’azione di aerazione manuale (apertura di finestre), consentono il raggiungimento di temperature apprezzabili, idonee sia all’attività svolta che alle varie stagioni dell’anno. Tuttavia, questi accorgimenti potrebbero non essere sufficienti. O meglio, potrebbero esserlo solo in determinati casi.

Il mondo dell’industria è infatti suddiviso in una molteplicità di settori produttivi, ognuno dei quali dotato delle proprie specificità Specificità in cui rientra anche la temperatura indoor che, per esempio, in una fonderia sarà diametralmente opposta a quella riscontrabile in un’impresa alimentare dedita alla produzione di surgelati. Da ciò si può quindi desumere l’impossibilità di individuare un unico microclima adattabile a qualsiasi ambito lavorativo. Tuttavia, una distinzione è possibile, ed è quella tra “ambienti moderati” e “ambienti severi”, a propria volta distinti in “caldi” e “freddi”.

I primi non registrano notevoli scambi termici tra uomo e ambiente, per cui la temperatura ideale è raggiungibile mediante soluzioni impiantistiche capaci di regolare umidità e grado di calore dell’aria. Tutto ciò non è invece sufficiente negli “ambienti severi”, ove si registrano scambi termici di intensità tale da poter pregiudicare la salute dei lavoratori. In tal caso, il titolare dell’impresa dovrà far sì che ogni dipendente impegnato in ambienti simili sia dotato di dispositivi di protezione individuali che lo aiutino a mettere in funzione termoregolazione corporea. 

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