Normativa, impianti e strumenti: ecco come garantire il miglior microclima invernale

Che sia inverno o estate, il microclima aziendale resta sempre una priorità per gli imprenditori. Ecco come garantirne la qualità nei mesi più freddi.

Attenzionare il microclima negli spazi aziendali è un dovere imprescindibile per ogni imprenditore. Lo è nei mesi estivi, quando l’estate ruggisce e i suoi effetti collaterali si abbattono inesorabilmente sul benessere dei dipendenti. Ma lo è anche d’inverno, con le temperature che si abbassano e il freddo che mette a dura prova la salute dei lavoratori. Insomma, nell’uno come nell’altro caso, l’obiettivo è evitare lo stress termico, inevitabile conseguenza di un contesto climatico non confortevole. Ed è proprio questa la ragione per cui la valutazione dell’ambiente indoor riveste un’importanza enorme ai fini della tutela della salute e sicurezza dei lavoratori, tanto in estate quanto in inverno.

Normativa di riferimento

Come per l’estate, anche in relazione alla stagione fredda esistono dei parametri di riferimento, dettati per indicare il percorso da seguire al fine di offrire un congruo comfort climatico negli spazi aziendali. Più precisamente, a regolamentare la questione è il d.p.r. n.74/13, contenente la disciplina in materia di esercizio, conduzione, controllo, manutenzione e ispezione degli impianti termici per la climatizzazione invernale ed estiva.

Relativamente all’inverno, vengono stabiliti i seguenti parametri:

  • Temperatura dell’aria: compresa tra i 19 e i 22° C;
  • Umidità relativa (ossia il rapporto tra quantità di vapore acqueo presente nell’aria e la quantità massima che l’aria potrebbe contenere a quella temperatura): compresa tra il 40 e il 50%;
  • Velocità dell’aria: tra 0,01 e 0,1 m/s.

Tali parametri, pur rivestendo un importante ruolo di riferimento, vanno però armonizzati con i singoli contesti di lavoro, con l’abbigliamento indossato dai lavoratori e con le mansioni da essi svolte.

Applicazione dei parametri nelle realtà aziendali

Dopo aver analizzato la normativa, non resta altro che capire come agire per tutelare i dipendenti aziendali dagli effetti negativi dello stress termico invernale. La soluzione non può essere unica, trattandosi di una questione talmente delicata da abbracciare una pluralità di aspetti. Prima di tutto, è opportuno creare il giusto ambiente climatico. Per farlo, vengono in soccorso i suindicati parametri. Essi, come già detto, vanno però contestualizzati, in quanto non esiste un unico modello di microclima adattabile a qualsivoglia realtà produttiva. Per esempio, è facile intuire che i lavoratori di un’impresa bancaria apprezzeranno un determinato comfort climatico, diverso rispetto a quello gradito da chi svolge la propria attività in un impianto siderurgico. Parimenti, chi esegue mansioni nell’industria alimentare potrebbe avvertire discomfort in un contesto climatico tarato sulle esigenze di chi esercita un’ attività sedentaria in un ufficio amministrativo.

Importanza degli impianti

Temperatura, umidità relativa e velocità dell’aria sono dunque aspetti imprescindibili per il raggiungimento di un idoneo comfort climatico. Obiettivo che può essere concretizzato anche mediante l’utilizzo di sistemi di climatizzazione e ventilazione, tarati in modo tale da evitare lo stress termico. Servendosi di tali sistemi, l’imprenditore potrà assicurare al suo team il giusto tasso di umidità e la corretta aerazione delle aree di lavoro, unitamente a una temperatura congrua alle attività svolte. Tutto questo, però, non può essere ottenuto mediante un semplice click. O meglio, non solo. Infatti, prima di mettere in funzione gli impianti, è doveroso verificarne il corretto funzionamento, così da evitare rischi per la salute. Un sistema non congruamente manutenuto potrebbe non soltanto agevolare la concretizzazione dello stress termico, ma anche cagionare altri tipi di patologie. Come, ad esempio, quelle derivanti dal rischio biologico, cagionato dagli agenti patogeni che, sviluppatisi in impianti scarsamente manutenuti, possono facilmente proliferare e infestare l’aria indoor.

Apertura manuale di porte e finestre

È inverosimile pensare che, al giorno d’oggi, esistano ambienti di lavoro sprovvisti di sistemi di ventilazione meccanica (per giunta obbligatori in determinati settori produttivi). Tuttavia, nulla impedisce di ricorrere anche ai vecchi metodi per cambiare l’aria nei locali aziendali. L’apertura manuale di porte e finestre, pur essendo ormai soltanto un retaggio di tempi andati, è ciononostante capace di favorire il ricambio dell’aria. Tuttavia, affinché quest’operazione possa contribuire al raggiungimento del miglior microclima, è opportuno che venga posta in essere in ossequio ad alcuni accorgimenti. Specialmente nei mesi invernali, è consigliabile che all’apertura manuale di porte e finestre si faccia ricorso per il tempo strettamente necessario. Infatti, se fosse eccessivamente prolungata, essa potrebbe cagionare uno squilibrio nei parametri microclimatici, rendendo più difficile il riottenimento del comfort. Inoltre, bisogna ricordare che questo tipo di ventilazione può favorire la creazione di spiacevoli correnti d’aria. Un rischio non da poco, capace di cagionare cefalee, distonia cervicale o altri disturbi muscolari a chi ne sia esposto a lungo.

Altri strumenti di comfort

Con l’inverno che punge, offrire un ambiente di lavoro piacevolmente caldo è il primo passo per evitare problemi alla salute dei dipendenti. Ridurre al minimo le dispersioni di calore è quindi la parola d’ordine. Per farlo, è consigliabile dotare i locali dell’azienda di sistemi automatici di apertura e chiusura delle porte. In tal modo, si potrà evitare che l’eventuale disattenzione di chi dimentica l’uscio aperto possa creare squilibri nel microclima. Squilibri che, per converso, potrebbero essere cagionati anche da un eccessivo aumento di calore. Per evitare questa forma di stress termico, gli imprenditori – meglio ancora se coadiuvati da tecnici professionisti – potrebbero disporre gli spazi lavorativi in modo da evitare sovraffollamenti di persone o macchinari, entrambi idonei a sviluppare calore e – conseguentemente – a deteriorare il benessere climatico. Infine, un’idea interessante potrebbe essere rappresentata dai termostati, da installare nei locali aziendali. In tal modo, i dipendenti potranno gestire a proprio piacimento il microclima indoor, contribuendo in prima persona a esorcizzare i rischi derivanti dal discomfort climatico.

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